9 marzo 2011

Aida

Lei sfogliava
i suoi ricordi,
le sue istantanee,
i suoi tabù,
le sue Madonne,
i suoi rosari,
e mille mari,
e alalà!

I suoi vestiti
di lino e seta,
le calze a rete,
Marlene e Charlot...
...e dopo giugno
il gran conflitto,
e poi l'Egitto
e un'altra età!

Marce, svastiche
e federali:
sotto i fanali
l'oscurità.

E poi il ritorno
in un Paese diviso,
più nero nel viso,
più rosso d'amor!

Aida,
come sei bella...

Aida...
le tue battaglie,
i compromessi,
la povertà,
i salari bassi,
la fame bussa,
il terrore russo,
Cristo e Stalin.

Aida...
la Costituente,
la democrazia,
e chi ce l'ha?!
...e poi trent'anni
di safari,
fra antilopi e giaguari,
sciacalli e lapin.

Aida,
come sei bella!

8 commenti:

G T ha detto...

"Un pezzo sulla storia degli ultimi 50 anni italiani, raccontati attraverso gli amori e gli umori di una donna, che si chiama Aida", diceva Rino in televisione per presentare la sua canzone prima di esibirsi con un cappello da esploratore africano in testa.

E ancora, prima di cantarla durante un concerto live con i Clash, ce la presenta così: "Ultimamente, qualche mese fa, io ho visto un film molto importante, che è Novecento di Bertolucci. Questo film era un po' la storia dell'Italia, raccontata proprio in due parti. Io ho cercato di scrivere... di portare in canzonetta, la storia dell'Italia, degli ultimi 70 anni italiani, partendo un po' dalle guerre coloniali fino ad oggi. E allora mi sono servito, per fare questa canzone qui, di una donna, che ha vissuto attraverso i suoi amori e i suoi umori, e la sua cultura, la politica italiana. Questa donna si chiama Aida".

Proviamo a capire cosa ha provato a dirci.

"Lei sfogliava
i suoi ricordi,
le sue istantanee,
i suoi tabù,
le sue Madonne,
i suoi rosari,
e mille mari,
e alalà..."

Lei è Aida, un nome di una donna profondamente italiana, innanzitutto. Sicuramente non giovanissima dato che ha vissuto attraverso i suoi amori e i suoi umori la storia dell'Italia dalle guerre coloniali (fine '800-inizi '900) fino agli anni '70.
Il suo nome è senza dubbio ispirato a "L'Opera" per eccellenza, l'Aida, che fu scritta da Verdi per celebrare l'apertura del Canale di Suez, uno dei primi prodotti del capitalismo globale e delle meschine strategie internazionali con il solo "profitto" al centro di tutto. Perché Aida? tante ragioni. E' una principessa etiope (figlia del Re di Etiopia nell'opera di Verdi, rapita e schiavizzata dai nemici egiziani, che ne ignorano la vera identità) e l'Etiopia, è stata la meta per eccellenza delle nostre distruttive guerre coloniali. Poi, il cuore di Aida, è diviso tra l'amore per il suo Paese e quello dell'amato guerriero, capo dell'esercito egiziano. Rileggendo la trama dell'opera, si possono fare numerosi accostamenti di personaggi, ma forse quello che rende più l'idea è identificare Aida con il Paese Italia: in senso metaforico, si potrebbe pensare che l'Italia, bellissima principessa, è resa schiava da un altro Paese (gli USA?), della quale è allo stesso tempo innamorata. Il cuore dell'Italia è quindi diviso tra l'amore per la libertà e quello per le origini (padre), e quello per il suo affascinante amante straniero, che la vuole conquistare. Poi, si sa, come va a finire (suicidio di Aida).

Nell'età della maturità (dopo l'Unificazione), da adulta, Aida - l'Italia sfogliava i suoi ricordi: figura retorica eccellente, che ci fa venire in mente un album fotografico dove sono contenute le "sue istantanee". Aida pensa e ripensa a tutto ciò che ha fatto nel corso della sua vita, ai suoi tabù (ciò che non ha fatto per mancanza di coraggio o per vergogna), alle sue Madonne (dal latino mea domina, mia signora - il plurale è per indicare tutte quelle che ci sono in Italia), in cui si continua a "sperare" e a confidare, pregando insistentemente in maniera rituale e ripetitiva (rosari). E si riaggancia ovviamente anche alla forte e decisiva influenza della Chiesa nella storia (e spesso delle tragedie) d'Italia.

G T ha detto...

Con i mille mari del Mediterraneo che collegano l'Italia a moltissimi Paesi, Rino ci da essenzialmente l'idea del viaggio e degli Italiani come di un popolo di viaggiatori e, manco a dirlo, di navigatori. Penso anche alle Guerre Puniche, alle Repubbliche Marinare e, in genere, ai più famosi navigatori italiani (nel bene e nel male), che hanno esportato l'italianità nel mondo. E dal nazionalistico concetto di "italianità" si arriva fino al fascismo, triste parentesi che si ripete tutt'oggi, con dinamiche forse ancora pià gravi per la società: con la citazione dell'alalà, il famoso grido di esultanza di guerra degli antichi soldati greci re-introdotto da D'Annunzio ("Eia! Eia! Eia! Alalà!") come grido di ovazione dei fascisti, Rino completa la sintesi strabiliante di secoli di storia d'Italia in tre parole (rosari, mille mari e alalà). Questa è la sua grandezza.

G T ha detto...

I suoi vestiti
di lino e seta,
le calze a rete,
Marlene e Charlot...
...e dopo giugno
il gran conflitto,
e poi l'Egitto
e un'altra età!

Poi prosegue con il simbolismo che da questo punto in poi è concatenato perfettamente alla "storia" (o almeno a quella ufficiale di coloro che la scrivono, i potenti): costumi degli anni '30 ("vestiti di lino e seta" sono una citazione molto azzeccata da un famoso cinegiornale dell'Istituto Luce sul Matrimonio di Edda Mussolini e Galeazzo Ciano: "vestiti di lino e seta, dopo la cerimonia si avviano al radioso futuro di novelli sposi"). Poi c'è Lola Lola la cantante in seducenti "calze a rete", con cui la favolosa Marlene Dietrich nel 1930 diventa un'icona planetaria grazie al successo del film "L'angelo azzurro". E quindi si collegano magnificamente le calze a rete, che in quegli anni vedevano il loro boom, a Marlene Dietrich o, doppiamente, anche a Lilì Marlene, la celeberrima canzone anti-bellica scritta da un poeta-soldato tedesco durante la Prima Guerra Mondiale e divenuta famosa in tutto il mondo durante la Seconda quando venne censurata dal nazismo (e Goebbels distrusse l'incisione originale) e, forse, proprio per questo riscosse un enorme successo tra i soldati degli eserciti di entrambi i fronti (unendo in un certo qual modo le masse amorfe che erano obbligate a uccidersi senza sapere il perché, in nome dei loro "Governanti"). La versione più famosa di Lilì Marleen (o Marlene) è, manco a dirlo, proprio quella cantata da Marlene Dietrich. C'era forse un modo migliore e più sintetico-poetico per riuscire ad unire Prima e Seconda Guerra Mondiale e contemporaneamente i soldati di entrambi gli schieramenti? Rino c'è riuscito. E, se qualcuno non avesse ancora capito di che tempi sta parlando, c'è l'ultimo riferimento al periodo tra le due Guerre: Charlot e i suoi Tempi Moderni del 1936, capolavoro incredibilmente attuale in cui Charlie Chaplin, con un'ironia molto tagliente a mò di Rino, riesce a mostrare l'altro volto del Capitalismo attraverso l'ultima rappresentazione del personaggio muto che l'aveva reso popolare, Charlot appunto.

"...e dopo giugno", il giugno di qualche anno dopo, il 10 giugno del 1940, data in cui il Duce da Palazzo Venezia annuncia l'entrata in guerra, ecco il "gran conflitto", "e poi l'Egitto", subito dopo (1942) con il primo grandissimo sacrificio italiano durante le due disfatte di El Alamein. E un'altra età: i primi anni '40, l'età della sofferenza degli Italiani in Guerra, della distruzione, del Popolo italiano sottomesso, soggiogato, straziato, in nome di un gruppo di potere che attraverso la Propaganda (1, non 2) è riuscito a rendere sudditi e schiavi gli Italiani, tornando indietro all'età feudale.

MriDarkCyber37 ha detto...

rispondendo all'utente G T:la sua band si chiamava i The Crash.I Clash sono un'altra band

Anonimo ha detto...

"Marce, svastiche
e federali:
sotto i fanali
l'oscurità."

Marce e svastiche, e il presunto "nuovo ordine", dettato dal potere. Guerre, conquiste e uniformità di pensiero, razza e religione, in nome del... progresso! In una parola conformismo sfrenato. Per tutelare chi detiene il potere. Sui "federali" ci possiamo fare un trattato. Altro che banalmente federali fascisti... come pensa qualcuno. I federali e l'oscurità sotto i fanali sono i soliti federali che dai primi del '900 ad oggi esercitano continuamente e in maniera indisturbata l'INGERENZA degli Stati Uniti d'America sugli altri Stati sovrani, tipo l'Italia. Per un loro, esclusivo, interesse economico, lasciando le briciole a tutti gli altri. Sono gli agenti federali della solita CIA che agiscono sotto i fanali, nell'oscurità per poter cambiare le sorti della "storia", scritta principalmente da loro stessi. Sotto i fanali, sotto i politici, le relazioni diplomatiche, gli accordi tra Stati, sotto quello che i mass media convenzionali lasciano passare, c'è, da sempre, l'oscurità. E vai con le marce... Ma, ogni tanto, salta fuori un Juliane Assange, un Rino Gaetano, un De Andrè o qualche altra voce fuori dal coro delle masse.

Anonimo ha detto...

"E poi il ritorno
in un Paese diviso,
più nero nel viso,
più rosso d'amor!

Aida,
come sei bella..."

Il "ritorno in un Paese diviso", diviso tra fascisti e partigiani, tra chi ha portato il Paese alla guerra, alla sofferenza, alla rovina e chi ha lottato e molto spesso è morto per la speranza di un futuro migliore. Dicotomia tra passato e futuro, senza un presente stabile, un inizio di transizione che ha il viso (e la facciata) nero, perché al potere ci sono ancora i fascisti, ma in realtà già non decidono più nulla, essendo in balia dell'avvicendamento dei gruppi di potere che li controllano. Sono i tempi pre e post 8 settembre (1943): è il caos. Armeggia confusione tra tutti, non si sa da che parte stare, qual'è il bene e quale è il male, e chi rappresenta chi; l'armistizio con gli anglo-americani, l'espandersi delle truppe alleate e le stragi da loro effettuate sul territorio italiano per estendere il loro potere sulla penisola strategica, la conseguente fondazione della fantocciana Repubblica di Salò, governata esclusivamente dalla Germania nazista, insomma i massacri da entrambe le parti, in un Paese all'apparenza diviso al suo interno, ma in realtà conteso dall'esterno. Un po' come la Libia del 2011, Gheddafi in veste di Mussolini e i ribelli libici (armati e protetti dalle bombe "giuste" targate NATO) in veste di partigiani. La storia come sempre si ripete. Solo che dietro i partigiani c'era soprattutto il "rosso d'amor" poiché il capitalismo non era ancora così radicalizzato, potente e capace di travolgere tutto, come lo è oggi; esisteva quantomeno il sogno utopico di un mondo più equo e giusto, su di uno sfondo rosso: il comunismo non era stato ancora ammazzato dall'egemonia dominante predicatrice del libero mercato. Stupende metafore, queste dei colori, da parte di Rino.

Il primo ritornello strillato, urlato "Aida, come sei bella" descrive in maniera esaustiva la sincera ironia di Rino, il suo grande amore misto a rabbia per l'Italia: ne elogia la bellezza, ma a modo suo, come poi farà successivamente nella canzone "E io ci sto" ("..in fondo è bello però, è il mio Paese e io ci sto"). Il ritornello serve a dividere in due parti la "Sua" storia dell'Italia: lo spartiacque è la fine della Seconda Guerra Mondiale e l'inizio della "ricostruzione".

Anonimo ha detto...

"Aida...
le tue battaglie,
i compromessi,
la povertà,
i salari bassi,
la fame bussa,
il terrore russo,
Cristo e Stalin."

Poi ancora un grido rabbioso ripetuto, questa volta di battaglia e senza coro: "Aidaaaaaa". Così per evocare ancora tutte le battaglie che gli italiani hanno affrontato ogni giorno, battaglie spesso per la sopravvivenza; compromessi a cui erano stati obbligati a sottostare in silenzio; sacrifici enormi che tutti sono stati chiamati ad accettare a testa bassa, a cominciare dal dover accettare di vendere la propria libertà in cambio di salari bassissimi; sopportare la povertà più profonda che spesso portava addirittura molte famiglie a soffrire la fame, anche in molte regioni ricchissime, come quelle del Sud Italia, oggetto del sacco da parte delle classi dominanti, spesso settentrionali. E poi sullo sfondo viene evocata anche la causa principale di molti dei mali odierni: il debito, il primo grande debito dello Stato "moderno" - il Piano Marshall. Stanziato proprio per scongiurare il pericolo del comunismo, il "terrore russo", con il forte aiuto dell'Istituzione -l'unica rimasta indenne in Guerra - che per molti italiani continuava a riscuotere di una forte credibilità: la Chiesa. Quindi Stalin (anzi Stalìn, per dirlo un po' più popolarmente all'italiana), il capo dell'URSS, scomunicato e attaccato continuamente come tutti i comunisti, da parte del rappresentante di "Cristo" in terra, quel Papa Pio XII che Pasolini ricorda così in un epigramma: "Lo sapevi, peccare non significa fare il male: non fare il bene, questo significa peccare. Quanto bene tu potevi fare! E non l'hai fatto: non c'è stato un peccatore più grande di te." Da lì, dai primi manifesti anti-comunisti in Piazza San Pietro, alla forte ascesa della Democrazia Cristiana filo-americana e capitalista, il passo è breve. Difatti è proprio in quegli anni che l'Italia cambia e arriva a un punto di non ritorno, molto più che durante il fascismo. Sono gli anni della ricostruzione veloce a tutti i costi, promossi e sponsorizzati dall'imponente Piano Marshall, strumento con cui gli Stati Uniti ufficializzano il loro dominio sull'Europa e iniziano quella lenta e continua operazione che renderà le economie del Continente pienamente funzionali alle esigenze statuinitensi (così come succede oggi in Iraq e Afghanistan); c'è il Referendum popolare del 2 giugno 1946, in cui cui anche le donne sono per la prima volta chiamate a "votare" tra Monarchia e Repubblica e ad eleggere l'Assemblea Costituente, in maniera democratica.

Anonimo ha detto...

"Aida...
la Costituente,
la democrazia,
e chi ce l'ha?!
...e poi trent'anni
di safari,
fra antilopi e giaguari,
sciacalli e lapin.

Aida,
come sei bella!"

Proprio con il secondo grido di battaglia, introduce quella Assemblea Costituente, l'organo preposto, tra il 1946 e il 1948, alla stesura di una Costituzione su cui fondare la neonata Repubblica Italiana, piena di belle speranze. Dopo circa un anno e mezzo l'Italia aveva una carta costituzionale, madre di tutte le leggi, che dovevano servire a regolare il funzionamento della tanto agognata Democrazia, per cui erano morti così tanti italiani. Ma è veramente così si chiede Rino? ovvero c'è qualcuno che possa ritenere dalla "Costituente" in avanti che l'Italia abbia mai avuto una democrazia partecipativa? una democrazia funzionale? Ma chi ce l'ha mai avuta questa democrazia... in realtà è sempre servita soltanto a consolidare e a garantire gli interessi di pochi (minoranze che però vengono percepite come maggioranze), mai dei "tanti" o meglio di "tutti". Le disuguaglianze sociali sono aumentate, i salari (relativizzati) diminuiti, se prima tutti avevano più o meno almeno una casa di proprietà in cui vivere, un pezzo di terra, adesso serve un mutuo a 30 anni e non si come andrà a finire. Se prima lavorava solo un componente del nucleo familiare (uomini) adesso lavorano tutti per poter godere della stessa, se non minore, libertà condizionata. Le ore di lavoro sono rimaste identiche (8) nonostante i grandiosi miglioramenti tecnologici, le ferie pure, le conquiste sindacali sono ferme ai tempi di Giuseppe Di Vittorio. E anzi negli ultimi tempi si è ricominciato ad andare nella direzione opposta (casi FIAT, festività laiche soppresse, etc.). I figli non vengono più educati dai genitori, dalle mamme (che adesso hanno finalmente la tanto agognata "libertà" di lavorare), ma dalla televisione e dallo Stato. Però abbiamo gli Ipod, i cellulari e i computer. Che possiamo usare nel weekend o la sera quando torniamo a casa dalle 20 alle 23, dopo 2 ore nel traffico a respirare aria buona (perché si vive sempre più in periferia, dove le case costano meno), mentre mangeremo velocemente la nostra cena, cucinata velocemente con la nostra frutta rigorosamente e perfettamente tonda, i pesci ormonizzati di chissàddove, le mozzarelle blu e tutti gli altri alimenti OGM, che ci sponsorizza la nostra TV al plasma. Insomma una grossa fortuna. Questi sono i safari, le lotte quotidiane, tra gli antilopi e i giaguari, gli sciacalli e conigli. Qualche nome? Iniziamo dal giaguaro Licio Gelli? o dallo sciacallo Giuliano Ferrara? dall'antilope Maurizio Costanzo, o dal coniglio Giulio Andreotti? ci vorrebbe un nuntereggaeppiù. Ma come sappiamo dopo la P2, c'è stata la P3, poi la P4 e così verso tutti i faccendieri noti e meno noti della nostra bella Repubblica i Mister Impregilo mai nominati in pubblico (non nominare il nome di Dio invano), dicesi Caltagirone, per gli amici Casini. I Bisignani, i Cosentini, i Bagnaschi, i Carboni, i Letta, i Briatori, i Cicchitti, i Marchionni, i Draghi, i Veltroni, etc. etc. etc. etc. insomma tutta la bella società di delinquenti riconosciuti volgarmente come "Casta", che hanno animato, senza mai farci capire un'acca, i nostri giorni e hanno mangiato a poco a poco sempre di più le nostre vite. Ma, dice Rino, Aiiidaaaaaaa... come sei bella!